Sostenibilità per le PMI: tra obbligo e opportunità
Qual è lo stato dell’arte della normativa europea in materia di sostenibilità? Come si collocano le piccole e medie imprese a fronte delle recenti evoluzioni? A fare il punto della situazione è stata Chiara Del Prete, Chairwoman dell’EFRAG Sustainability Reporting Technical Expert Group, durante l’evento “Sostenibilità e Valore: una relazione complessa”, organizzato dall’Università Bocconi con il contributo scientifico degli esperti dell’SRB Lab.
Il quadro regolatorio attuale, ha spiegato Del Prete, è fortemente influenzato dalla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), la quale ha già prodotto effetti tangibili. Un numero crescente di aziende, rientranti nel perimetro di applicazione della direttiva, ha avviato la redazione di report di sostenibilità, generando una mobilitazione diffusa, a livello sia individuale sia collettivo, verso una maggiore trasparenza in ambito ambientale, sociale e di governance (ESG).
A febbraio 2025, è stato approvato il Decreto Omnibus, con l’intento di semplificare gli obblighi di rendicontazione per le imprese di piccole e medie dimensioni. Il provvedimento ha modificato i criteri di applicazione della CSRD, innalzando la soglia occupazionale da 250 a 1.000 dipendenti e riducendo significativamente il numero di aziende interessate, da circa 14.000 a 11.700.
Questa revisione normativa ha effetti ambivalenti. Da un lato, rappresenta un alleggerimento significativo per quelle imprese non strutturate per affrontare un processo di rendicontazione così articolato; dall’altro lato, pone realtà che contano un numero di dipendenti contenuto tra 250 e 1.000 in una condizione di estrema incertezza dal momento che sono state improvvisamente escluse dall’ambito obbligatorio.
In risposta a una crescente esigenza di semplificazione e accessibilità nella rendicontazione di sostenibilità, l’EFRAG, ha proseguito Del Prete, è stato incaricato dello sviluppo del Voluntary Sustainability Reporting Standard for non-listed SMEs (VSME), uno standard volontario concepito specificamente per le PMI non quotate.
Il VSME si propone di agevolare la comunicazione delle performance ambientali, sociali e di governance attraverso un impianto normativo snello e modulare, significativamente più accessibile rispetto agli European Sustainability Reporting Standards (ESRS). Pur garantendo coerenza con gli obiettivi del Green Deal europeo, lo standard si focalizza sui temi chiave per le PMI, riducendo il numero di indicatori obbligatori e semplificando le complessità operative tipiche dei framework più strutturati.
Sebbene espressamente rivolto alle piccole e medie imprese, il VSME rappresenta una risorsa strategica anche per quelle imprese che si approcciano per la prima volta alla rendicontazione di sostenibilità, nonché per le realtà recentemente escluse dal campo di applicazione della CSRD, che intendono comunque prepararsi a evoluzioni normative future e soddisfare le crescenti richieste di trasparenza da parte degli stakeholder.
Inoltre, lo standard si pone come strumento di riferimento per la standardizzazione delle informazioni ESG frequentemente richieste attraverso questionari da parte di soggetti terzi, quali istituti finanziari, investitori, clienti e fornitori, contribuendo così a migliorare l’efficienza comunicativa e la comparabilità tra imprese. Tuttavia, è opportuno evidenziare che, in tali contesti, lo standard potrebbe non soddisfare appieno le esigenze informative degli stakeholder, i quali potrebbero avanzare richieste supplementari attraverso questionari ESG strutturati.
Il VSME si articola in due moduli distinti, basic e comprehensive, il cui impianto modulare riveste un ruolo strategico nel facilitare un approccio progressivo alla rendicontazione ESG, soprattutto per le realtà di dimensioni minori che si affacciano per la prima volta a questo tipo di comunicazione non finanziaria. Il modulo basic prevede undici disclosures fondamentali, rappresentando una soglia di accesso semplificata pensata appositamente per le microimprese. Il modulo comprehensive, che si innesta su quello basic, introduce ulteriori disclosures per rispondere in modo più articolato alle esigenze informative di soggetti esterni quali clienti, fornitori, banche e investitori.
L’approccio proposto dal VSME si caratterizza per una logica di compliance semplificata, priva degli elementi di fair presentation e analisi di materialità richiesti invece dagli ESRS. Ciononostante, le informazioni incluse coprono in maniera strutturata i tre pilastri ESG offrendo un quadro essenziale ma coerente.
Inoltre, ha concluso Del Prete, è attesa a breve l’emissione della raccomandazione della Commissione Europea sull’utilizzo del VSME come riferimento per le piccole e medie imprese. Si tratta di un passaggio strategico importante per favorire l’adozione dello standard, attraverso il coinvolgimento della comunità bancaria e delle grandi imprese, chiamate a riconoscerlo come strumento condiviso di standardizzazione e comunicazione nei rapporti con le PMI.