Sostenibilità è valore
Il valore d’impresa non può più essere pensato in termini esclusivamente economico-finanziari. La sostenibilità non è un vincolo, ma una leva strategica, e il successo delle imprese nei prossimi anni dipenderà dalla loro capacità di integrare pienamente tale dimensione nei propri processi decisionali. È questo il messaggio emerso dalla tavola rotonda che ha coinvolto accademici e esponenti aziendali nell’evento “Sostenibilità e valore: una relazione complessa”, organizzato dall’Università Bocconi con il contributo scientifico degli esperti dell’SRB Lab.
Come testimoniano le ricerche accademiche, integrare la sostenibilità nei modelli di business genera vantaggi tangibili sia in termini economici sia reputazionali, migliorando il dialogo con gli stakeholder, rafforzando i legami fiduciari con gli investitori e contribuendo a costruire una reputazione aziendale solida nel lungo termine.
Tuttavia, non è la sola rendicontazione di sostenibilità a creare automaticamente valore. Il vero impatto positivo nasce dalla riflessione che questo processo induce. Produrre un report di sostenibilità comporta inevitabilmente la raccolta e l’analisi dei dati legati alle dimensioni ambientali, sociali e di governance (ESG), dati che vanno oltre i tradizionali indicatori economico-finanziari. L’elaborazione di queste informazioni diventa così un’occasione preziosa per arricchire la qualità dei processi decisionali interni, migliorando la capacità di lettura del contesto e la gestione dei rischi.
Integrare le metriche ESG nei sistemi tradizionali di programmazione e controllo non significa semplicemente aggiungere nuovi indicatori a quelli già esistenti, ma ripensare l’intero approccio alla misurazione delle performance aziendali. Per facilitare tale processo occorre partire da una selettiva e strategica individuazione delle metriche più significative, ovvero quelle che rappresentano in modo quantitativo e oggettivo i veri driver di valore per l’azienda.
Questo approccio selettivo è coerente con il concetto di analisi di materialità, analisi che facilita l’individuazione di ciò che realmente incide sul valore d’impresa. Quest’ultimo, definito come attualizzazione dei flussi di cassa futuri, è influenzato da tre fattori chiave: l’efficienza dei flussi attuali, la capacità di massimizzare i flussi futuri e la riduzione del rischio.
La sostenibilità può contribuire positivamente a ciascuno di questi elementi. Da un lato, può migliorare l’efficienza operativa, per esempio nei settori in cui i prodotti sostenibili generano maggiori margini. Dall’altro, può rappresentare una leva di innovazione e crescita, favorendo l’evoluzione dei modelli di business. Infine, la sostenibilità aiuta a contenere il profilo di rischio aziendale, rafforzando il posizionamento sul mercato finanziario e migliorando le condizioni di accesso al capitale.
In quest’ottica, il mondo della sostenibilità e quello della performance economico-finanziaria non vanno considerati come ambiti distinti, ma come parti complementari di un unico processo integrato di creazione del valore. Per questo motivo, le metriche ESG devono essere pienamente incorporate all’interno del sistema degli obiettivi aziendali, dei processi di budgeting e della pianificazione strategica. Solo attraverso un’integrazione strutturale, la sostenibilità può smettere di essere percepita come un semplice adempimento amministrativo e diventare, a tutti gli effetti, uno strumento guida per orientare le decisioni strategiche verso la creazione di valore.
Il ruolo del sistema finanziario
Questa trasformazione riguarda anche il sistema finanziario, dato il suo ruolo di intermediario e facilitatore della transizione sostenibile. Già a partire dal 2014, con l’introduzione della Direttiva NFRD e dell’Action Plan europeo, si è voluto porre al centro il sistema creditizio come motore della finanza sostenibile. Le banche, in particolare, sono diventate non solo utilizzatrici di dati ESG, per valutare i profili di rischio dei clienti, ma anche produttrici di reportistica, assumendo una doppia responsabilità.
Inoltre, mentre le autorità di vigilanza finanziaria hanno continuato a chiedere un livello crescente di dettaglio informativo, dall’altra parte le normative sono state alleggerite, in particolare con l’intervento del Decreto Omnibus, generando un disallineamento che crea difficoltà operative.
Un’ulteriore complessità riguarda le piccole e medie imprese, che, pur non essendo formalmente soggette agli obblighi di rendicontazione ESG, vengono coinvolte indirettamente attraverso il cosiddetto “trickle-down effect”: quando una grande azienda è tenuta a rispettare vincoli di sostenibilità, tende a richiedere informazioni anche ai propri fornitori per garantire la conformità lungo tutta la catena del valore. Tuttavia, di fronte a una normativa in continua evoluzione, molte PMI si trovano impreparate a raccogliere e comunicare dati non finanziari.
In questo contesto, le banche sottolineano la necessità di maggiore standardizzazione e semplificazione della reportistica ESG. Infatti, in assenza di regole chiare e condivise, cresce il rischio di affidarsi a stime o indicatori indiretti poco affidabili, con conseguenze negative sulla qualità dell’analisi del rischio.
Semplificare, però, non significa banalizzare. Costruire un sistema informativo ESG che sia al tempo stesso snello e solido rappresenta una sfida complessa, che richiede la collaborazione di tutti gli attori coinvolti: regolatori, imprese e istituzioni finanziarie.
Il caso Enel: un esempio concreto di trasformazione sostenibile
Un esempio concreto di come un’impresa possa trasformarsi con successo in ottica sostenibile è offerto dall’esperienza di Enel. Sotto la guida di Alberto De Paoli, ex CFO del gruppo, Enel ha avviato un processo di profonda trasformazione strategica. La decisione di adottare un modello di business sostenibile è nata da un’attenta analisi dei trend di mercato e delle debolezze del modello energetico tradizionale, sempre più esposto alla volatilità dei prezzi dei combustibili fossili e a una ridotta marginalità. L’azienda ha quindi puntato sulle energie rinnovabili e sulle tecnologie legate allo sviluppo sostenibile, anticipando i cambiamenti di scenario.
Questo percorso ha richiesto una pianificazione di lungo termine e una coerente comunicazione con il mercato. Per questo motivo, Enel ha cominciato a innovare anche i propri strumenti di reportistica, andando oltre i vincoli normativi esistenti e costruendo una narrazione integrata tra sostenibilità e performance economica.
Uno dei momenti chiave di questa evoluzione è stato rappresentato dal lancio, nel 2019, del primo SDG-Linked Bond, un nuovo strumento finanziario che collega direttamente le condizioni di debito al raggiungimento di obiettivi di sostenibilità. Questo approccio ha permesso a Enel non solo di posizionarsi come leader nella finanza sostenibile, ma anche di consolidare la propria credibilità agli occhi degli investitori.
L’esperienza di Enel dimostra come la trasformazione sostenibile, se affrontata con visione strategica, possa rappresentare una straordinaria opportunità per creare valore duraturo. Anche le piccole e medie imprese possono trarre insegnamento da questo approccio: l’importante è partire da un’analisi chiara del proprio modello di business, definire obiettivi misurabili e utilizzare strumenti di pianificazione e controllo che integrino la dimensione ESG.