Fondi sostenibili: nuove regole del gioco
Negli ultimi anni, la domanda di opzioni di investimento sostenibile e responsabile è aumentata notevolmente in tutta Europa. Tuttavia, con questo crescente interesse è emersa anche la necessità di regolamenti più severi per garantire trasparenza e ridurre i rischi associati al greenwashing.
In risposta a queste esigenze, l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) ha delineato un nuovo insieme di linee guida che sono entrate in vigore il 21 novembre 2024 (diventeranno effettive a partire dal 21 maggio 2025). Queste direttive, che hanno un impatto diretto sui fondi che si dichiarano aderenti ai principi di sostenibilità, introducono cambiamenti significativi sia per i gestori di fondi sia per gli investitori.
Le linee guida fanno parte di un più ampio quadro normativo volto a garantire che i fondi di investimento siano effettivamente allineati con i principi di sostenibilità dichiarati. Fin dall’inizio, viene stabilito che i fondi che utilizzano termini come “sostenibile”, “verde”, “clima”, “impact” nei loro nomi devono rispettare criteri molto specifici. In particolare, questi fondi dovranno destinare almeno l’80% degli asset a investimenti che contribuiscano in modo diretto a obiettivi ambientali, sociali o di governance (ESG).
Questo cambiamento, che avrà un impatto significativo su gran parte del mercato degli investimenti sostenibili, mira a garantire maggiore chiarezza e credibilità per quei fondi che si promuovono come sostenibili, affrontando al contempo i rischi derivanti dal greenwashing, ovvero le dichiarazioni fuorvianti circa la sostenibilità dei fondi.
Requisiti principali delle nuove linee guida ESMA
Uno degli aspetti più rilevanti delle nuove linee guida è l’introduzione di standard di conformità legati ai Paris-Aligned Benchmarks (PAB) e ai Climate Transition Benchmarks (CTB). Questi benchmark sono strumenti fondamentali per definire se una strategia di investimento è in linea con gli obiettivi climatici dell’UE, come stabilito nell’Accordo di Parigi.
- Paris-Aligned Benchmarks (PAB): i fondi che utilizzano terminologie ambientali come “verde”, “clima” o “sostenibile” dovranno assicurarsi di non investire in aziende che dipendono fortemente dai combustibili fossili. In particolare, è vietato l’investimento in aziende che generano una parte significativa dei loro ricavi da settori come il carbone, il petrolio e il gas.
- Climate Transition Benchmarks (CTB): i fondi che usano termini come “sociale” o “transizione” dovranno rispettare gli obiettivi di transizione, dimostrando un percorso misurabile verso la sostenibilità. Ciò include aziende che sono in fase di decarbonizzazione o che stanno passando a fonti di energia più pulite.
L’introduzione di questi benchmark ha l’obiettivo di creare un quadro normativo uniforme che garantisca che le strategie di investimento siano effettivamente in grado di produrre un impatto positivo sugli obiettivi di sostenibilità. Legando le strategie di investimento a benchmark che si allineano con l’Accordo di Parigi, le linee guida ESMA cercano di ridurre l’ambiguità e aumentare la fiducia degli investitori nelle affermazioni di sostenibilità.
Impatti attesi sul mercato
Si prevede che le nuove linee guida avranno conseguenze significative su una vasta gamma di fondi di investimento. Secondo le stime di Morningstar, oltre 1.600 fondi in tutta Europa potrebbero essere interessati dalle modifiche. Molti di questi fondi dovranno cambiare nome o disinvestire da determinati asset per conformarsi ai nuovi requisiti. Alcuni fondi che prima si promuovevano come “sostenibili” potrebbero essere costretti a rimuovere riferimenti alla sostenibilità se non soddisfano la soglia minima dell’80% di investimenti ESG.
Un aspetto controverso delle linee guida riguarda il trattamento delle obbligazioni verdi. L’International Capital Market Association (ICMA) ha sollevato preoccupazioni circa l’impatto che l’applicazione delle esclusioni PAB potrebbe avere sulle obbligazioni verdi emesse da aziende che, nonostante abbiano emesso debito sostenibile, mantengono ancora legami significativi con i combustibili fossili. Sotto le linee guida ESMA, i fondi che includono queste obbligazioni potrebbero essere costretti a disinvestire, in quanto potrebbero non soddisfare i rigidi requisiti del PAB.
In particolare, ICMA ha suggerito che un approccio più flessibile potrebbe consistere nell’applicare le esclusioni PAB a livello di strumento, piuttosto che di emittente, il che consentirebbe ai fondi di mantenere le obbligazioni verdi senza dover disinvestire da emittenti che ancora dipendono dai combustibili fossili. Questo approccio potrebbe preservare la liquidità nel mercato delle obbligazioni verdi e ridurre il carico amministrativo sugli investitori.
Limiti di esposizione ai settori energetici
Le linee guida ESMA stabiliscono limiti precisi per l’esposizione alle aziende operanti nei settori energetici ad alta intensità di carbonio. In particolare, i fondi che utilizzano termini relativi a “sostenibilità” dovrebbero escludere investimenti nelle società di cui all’articolo 12, paragrafo 1, lettere da a) a g), del Regolamento Delegato della Commissione (UE) 2020/1818, ovvero:
- società coinvolte in attività riguardanti armi controverse;
- società attive nella coltivazione e nella produzione di tabacco;
- società per le quali gli amministratori di indici di riferimento hanno constatato violazioni dei principi del patto mondiale delle Nazioni Unite o delle linee guida dell’OCSE destinate alle imprese multinazionali;
- società che ottengono l’1% o più dei ricavi dalla prospezione, estrazione, distribuzione o raffinazione di carbon fossile e lignite;
- società che ottengono il 10% o più dei ricavi dalla prospezione, estrazione, distribuzione o raffinazione di oli combustibili;
- società che ottengono il 50% o più dei ricavi dalla prospezione, estrazione, produzione o distribuzione di gas combustibili.
Queste soglie sono state stabilite per garantire che i fondi non solo promuovano dichiarazioni di sostenibilità, ma che effettivamente riducano la loro esposizione a settori che contribuiscono in modo significativo ai cambiamenti climatici.
Possibili sfide e conseguenze non previste
Se da un lato le linee guida ESMA rappresentano un passo importante verso la trasparenza e la lotta al greenwashing, dall’altro potrebbero emergere alcune conseguenze non intenzionali. Una delle problematiche principali riguarda la difficoltà di provare la misurabilità della transizione verso la sostenibilità, soprattutto per i fondi che si dichiarano in fase di transizione (come quelli che utilizzano i termini “impact” o “transizione”). Senza definizioni chiare o metriche precise, potrebbe risultare difficile per gli investitori valutare se un fondo soddisfa realmente i requisiti, causando potenziale confusione sul mercato.
Inoltre, alcuni fondi che investono in settori in fase di decarbonizzazione, come quelli che puntano sulla transizione energetica o sui progetti infrastrutturali, potrebbero non essere in grado di continuare a usare termini legati alla sostenibilità se non raggiungono la soglia dell’80%. Questo potrebbe limitare l’innovazione in settori cruciali per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità a lungo termine.