Finanza sostenibile: in arrivo nuove regole

EU flags at the European Commission Berlaymont building
21/11/2025

La Commissione europea ha presentato una proposta di revisione del Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR), con l’obiettivo di semplificare le regole, ridurre gli oneri e rendere più affidabili le dichiarazioni ESG dei prodotti finanziari. La revisione, avviata nel 2022 con ampie consultazioni, risponde alle criticità emerse nel quadro attuale: informative eccessivamente lunghe e complesse, difficoltà di confronto per gli investitori e uso improprio degli articoli 8 e 9 come etichette di marketing, con conseguenti rischi di greenwashing e vendita impropria.

Il nuovo impianto, pubblicato il 20 novembre, elimina le disclosure a livello di entità: gli operatori non dovranno più pubblicare sul proprio sito le informazioni sui principali impatti negativi (PAI) a livello societario. L’informativa viene concentrata sul prodotto e resa più breve e mirata, con modelli semplificati e un numero ridotto di temi da coprire. I template destinati agli investitori saranno resi più chiari e coerenti con le nuove categorie, puntando su concetti misurabili e utilizzabili. Secondo la Commissione, la rimozione delle disclosure a livello di entità porterà a una riduzione dei costi ricorrenti di circa il 25% (pari a 56 milioni di euro l’anno), cui si aggiungeranno ulteriori risparmi derivanti dalla semplificazione a livello di prodotto.

Il cambiamento più rilevante è l’introduzione di un sistema volontario di tre categorie per i prodotti con dichiarazioni ESG, volto a migliorarne la chiarezza e la comparabilità. La categoria “Sustainable” riguarda prodotti che contribuiscono a obiettivi di sostenibilità investendo in attività già allineate a standard elevati; “Transition” include prodotti che sostengono aziende o progetti non ancora sostenibili ma impegnati in un percorso credibile di miglioramento; “ESG Basics” copre gli approcci ESG che non soddisfano i criteri delle prime due categorie. 

Per tutte, almeno il 70% del portafoglio deve essere allineato alla strategia dichiarata. La categoria “Sustainable” esclude investimenti in tabacco, armi vietate, violazioni dei diritti umani, attività fossili o energetiche ad alte emissioni, nonché l’espansione delle attività fossili. La categoria “Transition” esclude tabacco, armi controverse, violazioni dei diritti umani, aziende con ricavi significativi dal carbone ed espansione delle attività fossili. Infine, la categoria “ESG Basics” applica le stesse esclusioni sociali della “Transition” e lascia fuori le imprese con ricavi significativi dal carbone. Solo i prodotti che rientrano in una di queste tre categorie potranno utilizzare richiami ESG nei nomi e nel marketing, a tutela degli investitori e contro il greenwashing.

Nel nuovo quadro, il monitoraggio dell’obiettivo dichiarato avviene a livello di prodotto. Per “Sustainable” e “Transition” la performance rispetto all’obiettivo deve essere valutata e comunicata attraverso indicatori appropriati scelti dall’operatore, che dovrà inoltre identificare e divulgare i principali impatti negativi ambientali e sociali, insieme alle azioni intraprese per gestirli. Per la categoria “ESG Basics” sono previsti monitoraggio e disclosure basati su indicatori adeguati, ma senza l’obbligo di dichiarare i PAI. La precedente definizione diinvestimento sostenibile” viene eliminata e sostituita da criteri più chiari e fruibili, in linea con le prassi di mercato.

La proposta è coerente con il pacchetto Omnibus di semplificazione e con la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD): evita duplicazioni e concentra l’attenzione su dati disponibili o stimabili in modo trasparente, riducendo l’intensità informativa rispetto all’attuale quadro normativo. Per favorire l’utilizzo della Tassonomia UE, il testo stabilisce che i prodotti con almeno il 15% del portafoglio investito in attività allineate alla tassonomia sono considerati conformi al requisito del 70% di contributo positivo previsto per le categorie “Sustainable” e “Transition”. Questi prodotti devono comunque rispettare le esclusioni previste e rendere trasparenti gli impatti negativi e le azioni correttive per la parte non allineata. La soglia del 15% sarà riesaminata dopo tre anni. 

È inoltre previsto un riconoscimento specifico per i prodotti che replicano o sono gestiti con riferimento ai benchmark climatici UE (Accordo di Parigi e Climate Transition). Questi vengono automaticamente qualificati nelle categorie “Sustainable” e “Transition”, rispettivamente, senza la necessità di verificare le esclusioni o divulgare gli impatti negativi caso per caso.

La riforma si integra anche con la disciplina dei prodotti al dettaglio: il regolamento Packaged Retail Investment and Insurance-based investment Product (PRIIPs) sarà modificato per includere nel documento informativo chiave un’indicazione chiara della categoria SFDR del prodotto, rendendo l’informazione immediatamente accessibile ai risparmiatori. L’impianto complessivo è pensato per sostenere l’Unione del Risparmio e degli Investimenti (SIU), rafforzando l’integrità del mercato unico della finanza sostenibile, riducendo gli oneri amministrativi e favorendo la partecipazione retail e l’allocazione efficiente del capitale verso obiettivi climatici, ambientali e sociali.

Per evitare nuovi oneri e frammentazioni, la Commissione prevede regole di attuazione limitate e tecniche, tra cui template di due pagine per i prodotti categorizzati e possibili specificazioni mirate sugli approcci di investimento. Il tutto in coordinamento con le regole per i distributori, che dovranno identificare i prodotti in base alle preferenze di sostenibilità degli investitori. Il nuovo quadro sarà oggetto di test con i consumatori in tutta l’UE, con il supporto delle autorità europee di vigilanza e dei supervisori nazionali, per garantire che l’informativa sia chiara e comprensibile nelle diverse lingue.

Guardando avanti, la proposta sarà oggetto di negoziato tra Parlamento e Consiglio. La Commissione continuerà a monitorare il mercato e a lavorare con le autorità europee e le associazioni dei consumatori per assicurare che le nuove categorie, le disclosure semplificate e le regole di distribuzione migliorino la capacità dei risparmiatori di capire e confrontare i prodotti ESG, offrendo al contempo informazioni credibili agli investitori. L’obiettivo è una finanza sostenibile più semplice, coerente e affidabile, capace di mobilitare capitale privato verso gli obiettivi di sostenibilità dell’Union europea.