Ratificata la Corporate Sustainability Due Diligence Directive
Il Consiglio dell’Unione Europea ha formalmente adottato la direttiva relativa al dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità, segnando l’ultima tappa del processo decisionale. Questa direttiva impone obblighi specifici alle grandi imprese riguardo agli impatti negativi delle loro attività sui diritti umani e sulla protezione ambientale, estendendo tali obblighi anche alle filiazioni e ai partner commerciali lungo la catena di attività delle imprese.
La Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) è rivolta alle imprese con oltre 1000 dipendenti e un fatturato superiore a 450 milioni di euro. Queste imprese saranno tenute a adottare un sistema basato sul rischio per monitorare, prevenire e riparare eventuali violazioni dei diritti umani o danni ambientali. Ciò include l’adozione di misure adeguate per prevenire, attenuare, arrestare o minimizzare gli impatti negativi derivanti dalle attività delle imprese e da quelle dei loro partner commerciali. Le imprese saranno ritenute responsabili per i danni causati e dovranno provvedere al risarcimento completo.
In aggiunta, le imprese dovranno anche adottare un piano di transizione climatica in linea con l’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. Questo obbligo si inserisce in un più ampio impegno verso una maggiore giustizia sociale e un’economia più verde, come sottolineato dal vice primo ministro e ministro dell’Economia e del lavoro belga, Pierre-Yves Dermagne, che ha enfatizzato l’importanza della direttiva come strumento per sanzionare chi viola i propri obblighi e promuovere un ambiente migliore per tutti.
Dopo l’approvazione della posizione del Parlamento europeo, l’atto legislativo sarà firmato dalla presidente del Parlamento europeo e dal presidente del Consiglio, dopodiché sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. La direttiva entrerà in vigore venti giorni dopo la pubblicazione, e gli Stati membri avranno due anni per attuare le norme e le procedure amministrative necessarie per conformarsi al testo giuridico.
Una delle modifiche più significative ridimensiona in modo significativo il numero di imprese coinvolte, aumentando le soglie di quelle coperte dalla nuova legislazione a 1000 dipendenti, da 500, e a quelle con ricavi superiori a 450 milioni di euro, da 150 milioni. Le nuove soglie ridurrebbero di circa due terzi il numero di società che rientrano nel campo di applicazione della CSDDD. Sono state inoltre eliminate le soglie più basse che erano state introdotte per i settori ad alto rischio, con la possibilità di essere riconsiderate in seguito.
Ulteriori modifiche alla CSDDD includono l’introduzione graduale della legislazione, in modo che sia pienamente attuata per tutte le aziende che rientrano nel campo di applicazione solo cinque anni dopo l’entrata in vigore; l’esclusione delle attività di smaltimento dei prodotti dal campo di applicazione della legge; l’eliminazione dell’obbligo per le aziende di promuovere l’attuazione dei piani di transizione climatica attraverso incentivi finanziari.
L’implementazione della direttiva dunque seguirà un calendario basato sulle dimensioni aziendali. Le imprese con oltre 5000 dipendenti e un fatturato superiore a 1500 milioni di euro dovranno conformarsi entro tre anni dall’entrata in vigore della direttiva. Quelle con oltre 3000 dipendenti e un fatturato superiore a 900 milioni di euro avranno quattro anni per adeguarsi. Infine, le imprese con oltre 1000 dipendenti e un fatturato superiore a 450 milioni di euro avranno cinque anni per conformarsi.
Questo nuovo quadro normativo rappresenta un passo significativo verso l’integrazione della sostenibilità nelle operazioni aziendali, promuovendo la responsabilità delle imprese nel rispettare i diritti umani e proteggere l’ambiente. La direttiva non solo mira a prevenire le violazioni, ma anche a garantire che le imprese adottino misure proattive per affrontare i problemi esistenti, contribuendo così a una transizione più equa e sostenibile.