Piccole e medie imprese europee sotto pressione

14/11/2024
Come affrontare guerra, inflazione e nuove sfide di sostenibilità

Il Rapporto annuale del 2023 sulle PMI (Annual Report on European SMEs 2022/2023) della Commissione europea, redatto da DG GROW e dal JRC (rispettivamente la Direzione generale per il Mercato interno, l’industria, l’imprenditorialità e le PMI e il Centro ricerche della Commissione europea), offre uno sguardo sulle sfide e sulle opportunità che le piccole e medie imprese devono affrontare nel volatile contesto globale di oggi. I temi principali che emergono dal rapporto riguardano la diminuzione della redditività, le sfide legate alla crescita, e le pressioni legate alla sostenibilità.

 

Importanza delle PMI in Europa

Le PMI costituiscono la spina dorsale dell’economia europea per vari motivi:

  • categoria dominante: le PMI rappresentano oltre il 99% di tutte le imprese dell’UE, sottolineando il loro ruolo cruciale nel panorama economico;

  • creazione di posti di lavoro: forniscono circa due terzi dei posti di lavoro in Europa, evidenziando la loro importanza come fonte primaria di occupazione;

  • contributo economico: le PMI generano più del 50% del valore aggiunto nell’economia dell’UE, risultando quindi fondamentali per la crescita e la stabilità economica;

  • flessibilità e innovazione: spesso più agili delle grandi imprese, le PMI sono un motore di innovazione e adattamento, in particolare nei settori emergenti;

  • impatto locale: contribuiscono allo sviluppo regionale e creano un ambiente economico più inclusivo, vitale per la crescita delle comunità locali.

 

Redditività in tempi di crisi

Le PMI hanno subito pesanti ripercussioni a causa dell’inflazione, dell’aumento dei costi energetici e delle difficoltà generate dai conflitti in corso. In questo contesto, nel corso del 2022, alcuni settori hanno registrato una crescita nominale che è stata, però, largamente assorbita dalla crescita dell’inflazione. Secondo il rapporto della Commissione europea, il valore aggiunto delle PMI è aumentato del 6,7% nel 2022, ma, una volta rettificato per l’inflazione, si scopre che il valore reale è diminuito del 2,3%. Le medie imprese sono state quelle più colpite, con un calo del 3%. Sebbene le aziende di maggiore dimensione abbiano subito meno pressioni, il rapporto evidenzia come la redditività delle PMI sia stata comunque messa a dura prova dall’aumento dei costi di produzione, riducendo i margini di profitto nonostante l’aumento dei ricavi nominali.

Uno dei problemi principali è stato il trasferimento di questi maggiori costi ai consumatori. Le grandi imprese hanno più flessibilità nel regolare i prezzi, ma le PMI, in particolare le micro-imprese, spesso trovano difficile far ricadere l’intero onere dei costi sui loro clienti senza perdere competitività. Questo squilibrio erode la redditività delle PMI e può concorrere a mettere a rischio la loro sostenibilità finanziaria.

 

Crescita degli affari: una prospettiva non uniforme

In termini di crescita, il rapporto rivela un quadro misto. Il settore delle PMI è cresciuto moderatamente in termini di occupazione e di numero di imprese, ma tali crescite non si sono palesate uniformemente tra i settori e le regioni geografiche. Il numero di PMI è aumentato del 2,7% nel 2022 rispetto al 2021, mentre l’occupazione è salita del 2,4%. Tuttavia, queste cifre nascondono notevoli disparità tra micro-imprese e aziende di maggiore dimensione. Le micro-imprese (caratterizzate dall’avere meno di 10 dipendenti) hanno superato le altre categorie di PMI, soprattutto in termini di crescita dell’occupazione, segnalando una loro relativa resilienza di fronte alle difficoltà economiche.

 

Sostenibilità in un mondo costoso

La transizione verso un’economia più sostenibile e verde rappresenta un’ulteriore sfida per le PMI. Se da un lato la sostenibilità offre opportunità per l’innovazione e il risparmio dei costi, specialmente in settori come l’efficienza energetica e le tecnologie verdi, dall’altro i costi associati a questa transizione possono essere proibitivi per le piccole imprese, che spesso non dispongono delle risorse necessarie. Molte PMI si trovano a dover investire in tecnologie, efficienza energetica e adeguamenti normativi, erodendo ulteriormente la loro redditività.

 

Transizione sostenibile e regolamentazione: chi paga?

Uno dei punti critici per le PMI europee riguarda l’introduzione di nuove normative sulla sostenibilità, in particolare gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS), sviluppati dagli European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG). Questi standard, creati con l’obiettivo di armonizzare e migliorare la trasparenza delle rendicontazioni ambientali, sociali e di governo societario (ESG), hanno iniziato a influenzare anche le piccole e medie imprese, benché la maggior parte di esse non sia direttamente soggetta alla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD).

La CSRD, infatti, è una normativa che impone obblighi di rendicontazione dettagliata sulla sostenibilità alle grandi imprese e alle società quotate. Tuttavia, la sua influenza si sta estendendo indirettamente alle PMI, le quali sono sottoposte a crescenti pressioni per la fornitura di dati ESG. Le grandi aziende e le istituzioni finanziarie richiedono tali informazioni per garantire la conformità della loro catena di approvvigionamento ai nuovi requisiti di sostenibilità. Questo fenomeno è particolarmente rilevante nel contesto delle relazioni tra le grandi imprese e i loro fornitori, molti dei quali sono PMI, che devono quindi adattarsi a questi nuovi standard per mantenere competitività e accesso al mercato.

La situazione riguardante gli standard di rendicontazione volontaria per la sostenibilità delle piccole e medie imprese (VSME) non è ancora del tutto definita. Attualmente, l’EFRAG sta lavorando alla versione definitiva di questi standard, con l’aspettativa di completare le basi delle conclusioni entro febbraio 2025. Tuttavia, una bozza di questi standard è stata sottoposta a consultazione pubblica a inizio 2024, seguita da test sul campo per valutarne la fattibilità e i costi per le PMI.

I VSME sono concepiti per aiutare le PMI non quotate a fronteggiare le crescenti richieste di dati ESG (ambientali, sociali e di governo societario) provenienti da banche, grandi aziende e partner di filiera. Nonostante siano volontari, queste nuove normative puntano a colmare il divario informativo nelle catene di approvvigionamento, anche per aziende che non rientrano nel mandato della CSRD.

Una delle maggiori preoccupazioni sollevate durante la fase di consultazione è il livello di dettaglio richiesto. Anche se gli standard VSME cercano di essere più flessibili rispetto agli standard obbligatori per le grandi aziende, molte PMI hanno evidenziato che le informazioni richieste, specialmente per quanto riguarda le metriche ambientali e sociali, rischiano di essere troppo onerose da raccogliere e rendicontare, soprattutto per micro-imprese con risorse limitate. Se, da un lato, le grandi aziende possono beneficiare di team dedicati e risorse finanziarie più ampie, le PMI si trovano spesso a dover bilanciare queste nuove richieste con margini di profitto già stretti e costi operativi in aumento. Molte PMI, in particolare le micro-imprese con risorse limitate, faticano a gestire l’onere amministrativo della raccolta e della rendicontazione dei dati sulla sostenibilità. Secondo una ricerca di Sage, ICC e PwC UK, i costi associati alla conformità sono rilevanti: il 73% delle PMI considera questi costi iniziali come barriere significative all’implementazione delle nuove normative e il 65% considera la complessità dei sistemi di rendicontazione come un’ulteriore sfida. 

Questa situazione lascia molte PMI in una posizione difficile: da un lato, devono conformarsi a richieste di sostenibilità sempre più complesse per non perdere competitività sul mercato; dall’altro, devono fare i conti con i costi e i tempi necessari per raccogliere e gestire i dati richiesti dagli standard, che potrebbero rivelarsi proibitivi​.

L’adozione degli ESRS e dei VSME rappresenta dunque una sfida fondamentale per le PMI, che devono evolversi in un contesto in cui la sostenibilità non è più solo un’opzione, ma una necessità competitiva. È essenziale che vengano messi a disposizione strumenti pratici e supporti finanziari per facilitare l’adozione di queste pratiche, al fine di evitare che la transizione verde diventi un ulteriore ostacolo alla crescita e sopravvivenza delle piccole e medie imprese.

Tuttavia, la transizione verso questi standard presenta numerose difficoltà. In un contesto di inflazione crescente, aumenti dei prezzi dell’energia e interruzioni della catena di approvvigionamento legate a conflitti geopolitici, queste pressioni si aggravano ulteriormente. La combinazione di costi di conformità e tentativi di trasferire queste spese ai consumatori sta creando un ambiente difficile per le PMI. A differenza delle grandi aziende, che spesso riescono a gestire questi costi aggiuntivi, le PMI si trovano a dover alzare i prezzi, cercando di non compromettere margini di profitto già ridotti. 

Nonostante l’83% delle PMI riconosca l’importanza della sostenibilità, solo l’8% è attualmente in grado di rendicontare i propri impatti, principalmente a causa della complessità dei quadri normativi esistenti. Questo divario evidenzia la necessità inderogabile di linee guida semplici e strumenti user-friendly per facilitare la transizione sostenibile. È anche cruciale un sostegno finanziario per garantire che le PMI possano contribuire in modo significativo a un’economia più verde senza imporre oneri finanziari eccessivi sui consumatori, già gravati da difficoltà economiche.

A mano a mano che l’Unione europea intensifica il suo impegno verso la sostenibilità, dovrà considerare le significative implicazioni finanziarie per le PMI e i loro consumatori e fornire al mercato strumenti gratuiti per agevolare la rendicontazione e ridurne i costi per gli attori di piccola dimensione; tra tanti, un esempio pratico potrebbe ravvisarsi in un calcolatore di gas serra online che sia ufficialmente istituito dalla Commissione europea a beneficio di tutte le imprese europee.