Benchmark di sostenibilità. Fase 3: Raccolta e analisi dei dati

Year: 2025

La fase di raccolta e analisi dei dati rappresenta il ponte tra la definizione del perimetro del benchmark e la valutazione effettiva delle performance di sostenibilità. Senza dati completi, coerenti e confrontabili, anche la migliore scelta di metriche e peer perde significato, perché non è possibile misurare in modo oggettivo i sustainability performance gap né individuare con precisione i punti di forza e le aree di miglioramento. 

Benchmark di sostenibilità. Fase 3: Raccolta e analisi dei dati

Perché è importante?

La fase di raccolta e analisi dei dati rappresenta il ponte tra la definizione del perimetro del benchmark e la valutazione effettiva delle performance di sostenibilità. Senza dati completi, coerenti e confrontabili, anche la migliore scelta di metriche e peer perde significato, perché non è possibile misurare in modo oggettivo i sustainability performance gap né individuare con precisione i punti di forza e le aree di miglioramento. 

Una raccolta dei dati strutturata, seguita da un’analisi sistematica, consente invece di trasformare le dichiarazioni qualitative contenute nei report di sostenibilità in evidenze misurabili. Questo passaggio riduce sensibilmente il rischio di greenwashing, rafforza l’affidabilità del benchmark e permette di ricavare informazioni utili per le decisioni manageriali e per il dialogo con gli stakeholder. In altre parole, i dati non sono un semplice output del processo: sono la condizione necessaria per ottenere insight realmente rilevanti.

 

Quali sono le principali fonti di dati?

Il primo passo consiste nel verificare quali documenti di sostenibilità sono pubblicati da ciascuna società. A seconda del livello di trasparenza e delle pratiche di rendicontazione, le società possono produrre report diversi per struttura, frequenza e qualità informativa. È fondamentale considerarli tutti, perché ciascuno può contenere elementi rilevanti per la costruzione del benchmark.

  • Dichiarazione Non Finanziaria (DNF), o bilancio di sostenibilità.
    È la fonte primaria da cui ricavare i dati ESG. Le aziende europee che rientrano nel perimetro definito dalla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) sono tenute a pubblicare informazioni strutturate su temi ambientali, sociali e di governance, incluse le metriche quantitative necessarie al benchmarking. La natura regolamentata del documento ne garantisce la coerenza metodologica e lo rende particolarmente affidabile per analisi settoriali.

  • Sustainability report volontario.
    Molte aziende non obbligate dalla normativa pubblicano comunque un report strutturato. Pur non essendo vincolato da un quadro regolamentare, questo documento rappresenta spesso una fonte dettagliata e utile per ricavare indicatori ESG rilevanti. Il livello di disclosure può essere più eterogeneo rispetto a quello delle imprese soggette a CSRD, ma il report rimane una base informativa preziosa per comprendere la maturità del sistema di gestione della sostenibilità.

  • Integrated report, o bilancio integrato.
    Alcune società adottano un modello integrato in cui informazioni finanziarie e non finanziarie sono combinate in un unico report. In questo caso, i dati di sostenibilità devono essere estratti dalla sezione dedicata ai capitali non finanziari (ambientale, umano, sociale, naturale ecc.). Il vantaggio di questo approccio è la possibilità di osservare come la sostenibilità sia collegata alla creazione di valore complessiva dell’impresa.

Indipendentemente dal formato, questi documenti costituiscono la base informativa più completa e accurata per tutte le analisi condotte nel benchmark. Tuttavia, non sempre forniscono un quadro esaustivo. Quando un’azienda non rende disponibile un indicatore o non pubblica un report completo, è necessario verificare eventuali informazioni aggiuntive nel sito web aziendale, nelle relazioni finanziarie o, se disponibili, in banche dati ESG. Qualora il dato non sia reperibile, l’assenza deve essere registrata in modo trasparente, così da preservare l’omogeneità del benchmark e consentire un’interpretazione corretta dei gap.

Una volta raccolti in modo sistematico tutti i dati necessari per il benchmarking, il passo successivo consiste nel comprendere come analizzarli e interpretarli, così da trasformare l’informazione in un confronto strutturato e significativo tra le aziende selezionate.

 

Come si analizzano i dati?

L’analisi dei dati ha l’obiettivo di trasformare le informazioni raccolte in una base valutativa solida e confrontabile. Per farlo, è fondamentale ricondurre ciascun elemento ai criteri e alle metriche definite nella fase iniziale, mantenendo coerenza metodologica tra tutte le aziende analizzate.

Per la valutazione delle performance ambientali, quando si adotta il framework SASB (Sustainability Accounting Standards Board), il primo step consiste nel verificare il grado di allineamento del peer group agli standard settoriali. Il modo più diretto per farlo è individuare la presenza della SASB Reference Table nei sustainability report o negli annual/integrated report. Tale tabella specifica:

  • i temi considerati materiali dal SASB per il settore dell’azienda;

  • se e dove tali informazioni sono rendicontate nel documento.

La SASB Reference Table consente una lettura immediata della corrispondenza tra disclosure dell’azienda e aspettative normative-settoriali. Tuttavia, la sua assenza non implica automaticamente una mancanza di conformità. Molte imprese, infatti, includono le informazioni richieste dallo standard senza esplicitarne il riferimento formale. In questi casi l’analisi deve procedere con un esame puntuale delle diverse sezioni del report per verificare se i dati richiesti siano presenti in forma completa.

In tutti i casi, la valutazione non può limitarsi a verificare la dichiarazione dell’azienda, ma richiede un controllo qualitativo dei contenuti: la semplice menzione di un tema non implica necessariamente la piena adesione alla metrica. Gli standard SASB, infatti, prevedono spesso dati quantitativi precisi, con unità di misura e perimetri di rendicontazione definiti.

Può accadere, inoltre, che un’impresa dichiari di affrontare un determinato argomento senza fornire il dato puntuale nella forma richiesta. In tali situazioni è necessario valutare attentamente se l’informazione resa sia effettivamente conforme allo standard o se debba essere considerata come non pienamente aderente.

Parallelamente, l’analisi dello stakeholder engagement permette di valutare quanto il coinvolgimento delle parti interessate sia strutturato e coerente con le aspettative delle normative e dei framework ESG. La maggior parte delle aziende dedica una sezione specifica all’analisi di materialità, illustrando:

  • i temi materiali emersi dal processo;

  • le categorie di stakeholder consultati;

  • gli strumenti e i canali di coinvolgimento utilizzati.

Tuttavia, non sempre queste informazioni sono raccolte in un unico punto: in molti casi le modalità di engagement sono descritte in sezioni distinte (es. governance, gestione delle persone, supply chain). Pertanto, anche in questo ambito è necessario un esame sistematico del report per assicurare che i dati utilizzati siano completi e coerenti.

Il completamento di questa fase permette di disporre di un set di dati strutturato, verificato e coerente, che rappresenta il punto di partenza per una valutazione comparativa attendibile. Su questa base si sviluppa la fase successiva, dedicata all’interpretazione dei sustainability performance gap e all’analisi del posizionamento delle diverse aziende rispetto ai propri peer. Una buona raccolta e analisi dei dati è indispensabile per un benchmark credibile, capace di supportare decisioni e strategie in modo concreto.