Quando la sostenibilità cambia i contratti: effetti sulla supply chain
Che cosa succede quando un cliente scopre che il suo fornitore non è poi così sostenibile? Questa è la domanda al centro di uno studio empirico che indaga gli effetti reali della trasparenza sulla responsabilità sociale d’impresa (CSR) nelle relazioni di fornitura.
Alper Darendeli, Peter Fiechter, Jorg-Markus Hitz, Nico Lehmann
The role of corporate social responsibility (CSR) information in supply-chain contracting:
Evidence from the expansion of CSR rating coverage
Journal of Accounting and Economics 74 (2022) 101525
https://doi.org/10.1016/j.jacceco.2022.101525
Premessa
Che cosa succede quando un cliente scopre che il suo fornitore non è poi così sostenibile? Questa è la domanda al centro di uno studio empirico che indaga gli effetti reali della trasparenza sulla responsabilità sociale d’impresa (CSR) nelle relazioni di fornitura.
In particolare, i ricercatori hanno sfruttato un evento unico: l’espansione nel 2017 della copertura dei rating CSR da parte di Thomson Reuters Asset4 alle aziende del Russell 2000, una mossa che ha improvvisamente reso pubbliche informazioni dettagliate sulla sostenibilità di centinaia di aziende fornitrici. Questo “shock informativo” ha permesso di osservare se – e come – i clienti aziendali cambiano comportamento una volta che i profili CSR dei loro partner commerciali diventano più visibili e comparabili.
Risultati
Lo studio ha rilevato che i fornitori con bassi punteggi CSR hanno registrato una significativa perdita di contratti e clienti aziendali dopo l’introduzione della nuova copertura informativa. In media, queste aziende hanno visto diminuire del 32% i nuovi contratti e del 31% i nuovi clienti rispetto al periodo precedente.
Due sono i meccanismi che spiegano questo effetto. Il primo è il benchmarking: grazie ai rating, i clienti possono confrontare facilmente i fornitori e scegliere quelli con migliori performance ambientali e sociali. Il secondo è la pressione pubblica: le aziende clienti, consapevoli che anche i loro stakeholder (investitori, consumatori, ONG) possono accedere a queste informazioni, tendono a prendere le distanze da fornitori con performance CSR deboli per tutelare la propria reputazione. Interessante notare che, mentre i fornitori con basso punteggio CSR subiscono conseguenze negative, quelli con punteggio elevato non sembrano beneficiare in modo simmetrico. Questo suggerisce una forte asimmetria: le informazioni negative colpiscono più duramente di quanto le positive aiutino.
Implicazioni
I risultati offrono spunti importanti per la gestione strategica della sostenibilità lungo la catena di fornitura. Prima di tutto, confermano che la CSR non è solo uno strumento di comunicazione, ma può incidere concretamente sulle relazioni commerciali e sulla continuità dei contratti. In un contesto dove le informazioni CSR diventano sempre più accessibili, le imprese non possono più permettersi di ignorare o sottovalutare la propria performance sociale e ambientale.
Inoltre, lo studio evidenzia l’importanza del ruolo dei rating indipendenti, che fungono da catalizzatori nel processo decisionale degli stakeholder. Per i fornitori, ciò implica non solo l’urgenza di migliorare i propri standard ESG, ma anche di monitorare attivamente il proprio posizionamento nei benchmark di settore.
Infine, la ricerca pone un interrogativo chiave per le politiche pubbliche: se un semplice aumento della trasparenza può generare effetti così marcati, l’introduzione di obblighi più severi di rendicontazione non finanziaria potrebbe avere un impatto ancora maggiore sulla sostenibilità complessiva delle catene globali del valore.